Riemergo e sputo l’acqua attraverso il tubo con un colpo violento del diaframma.
Sto facendo quello per cui sono nato, immergermi.
A quattro anni scappavo alla mamma, che essendo montagnara non aveva un gran rapporto con l’acqua, rimbalzavo sul fondo fino a quando non toccavo più.
Continuavo ad avanzare sempre saltellando riuscendo a riemergere a stento, poi tornavo indietro.
La mamma ha pianto un paio di volte, più di due volte mi ha dato uno schiaffo con quelle lunghe dita che sapevano di buono, poi mi abbracciava.
Solo dopo ho iniziato a nuotare, quello che mi interessava l’avevo già imparato.
Mi piacciono i primi dieci metri, quelli con maggior biodiversità.
Quando vado oltre, quando divento negativo, mi prende la struggente voglia di rimanere lì per sempre, leggero plano verso il basso senza muovere un muscolo, consumo il minimo di ossigeno e non ho voglia di risalire.
Troppo pericoloso, so cos’è la sincope anossica .
Vorrei essere una foca, cazzo, trenta minuti di apnea, ma ci pensi.
Sono un predatore e non so come conciliare questa attitudine con l’amore morboso che provo per tutte le creature marine.
Perdo ore ad osservare il fondo, i pesci, alghe, gasteropodi, lamellibranchi eccetera.
Voglio diventare Jaques Cousteau, poi vedo una sogliola sul fondo di sabbia, che mi guarda con i suoi occhi migrati sul fianco destro, la sogliola li ha sul destro il rombo sul sinistro, mi fermo e la osservo.
Ho fatto una cazzata, nella fretta di partire ho lasciato metà attrezzatura a casa per cui sono conciato come un pazzo, maschera, cintura di piombi, un costume del signor B. a righe bianche e blu che mi sta enorme, coltello da sub legato al polpaccio destro, un filo porta pesci che mi sono costruito con spago, un turacciolo e un pezzo di ferro.
Mi sono scordato muta, pinne e fucile subacqueo, il cuoco mi ha dato un lungo forchettone da arrosti che ho legato su di un manico da frattazzo, con una lima ho fatto due piccoli ardiglioni sui denti della forchetta.
Inspiro una prima volta ed espiro lentamente fino a svuotare completamente i polmoni, inspiro ancora fino a sentire la giusta sensazione in fondo alla gola abbassando il diaframma per riempirmi al massimo, eseguo la capovolta, mi levo il tubo dalla bocca e con un colpo di gambe e della mano libera piombo verso il fondo.
La sogliola fa tutto quello che può, si interra completamente e cambia colore grazie ai cromatofori.
Ne distinguo comunque la sagoma, con un movimento secco del braccio destro la inchiodo al fondale.
E’ enorme e si dibatte , mentre riemergo la prendo con pollice ed indice della mano sinistra, una volta a galla la infilo nel mio porta pesci.
Metto la testa sottacqua e urlo la mia gioia, sono stanco e nel carniere ci sono tre seppie un polpo e altre due sogliole.
Salto sul gommoncino e ritorno alla base.
Di poppa, sotto alla bandiera tedesca, ci sono il babbo ed il cuoco che fumano ed hanno uno sguardo un po’ preoccupato, forse sono stato via troppo. Appena giro dietro la barca e mi avvicino alla scaletta tiro fuori i pesci e glieli faccio vedere tendendo il braccio destro sopra la testa.
Ridono come matti e si battono le pance prominenti con il palmo delle mani.
“ A’ magnan un po’ ‘d pesc stsera?”
“ Ven a bord ninin che e pens me”
Che gioia.
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Non ho mai capito questa cosa del rombo e della sogliola.Se stanno piatti suol fondo come fai a capire che sono ruotativerso destra o verso sinistra? Credo di aver mangiato nella vita un sacco di rombi pensando che fossero sogliole ....
RispondiEliminaNascono entrambi come pesciolini normali poi la sogliola si sdraia sul lato sinistro del corpo per cui l'occhio da quella parte migra sul lato destro.
RispondiEliminaIl rombo fa il contrario.
Comunque il rombo è fatto a rombo e a nessuno interessa sapere dove cazzo ha gli occhi.
A me interessa