giovedì 30 aprile 2009

Golf

Nothing is simple dicono gli inglesi e chi scende bene non sempre sale nella stessa maniera.
Il babbo ha dovuto attrezzare il tangone con un’imbragatura di fortuna che aveva predisposto anni prima per sollevare Min e Chione i due bassethound di un’ospite del Sig.B.
Il problema è la Rapa, si è imbizzarrita e non ne ha voluto sapere della biscaglina predisposta per cui la stiamo virando a bordo con tutte le cautele del caso e lei sembra contenta del trattamento.
I due cani in realtà non si chiamavano così però il comandante ricorda che uno era femmina e uno maschio.
La femmina era venuta su bene, il maschio, un possente cane di una quarantina di chili si era mosso e aveva cominciato a ululare come un pazzo agitandosi e rischiando di cadere in mare.
Una volta a bordo avevano verificato che l’imbragatura gli aveva pinzato i gioielli di famiglia, che peraltro valevano metà del peso del cane, e la padrona urlava “ Aiuto il mio Pucci, me lo avete rovinato”, il babbo gli aveva gentilmente fatto notare che nessuno gli aveva segnalato il carico sporgente.
Slego la vecchia che facendo risuonare il bastone sulla coperta si dirige verso poppa dove sono in atto i festeggiamenti di rito.
Francè si muove a velocità pericolosa da una parte all’altra del Galateia, sembra traslare sui cuscinetti a sfera, la bambina ha tirato fuori la chitarra e intona una tammuriata che ritengo sia un’ode al Signor B. e alla possibile eredità, la Grinza ha salutato e si è infilata in cabina richiedendo un frullato di verdura, il nano bambino sta in disparte e il pirla parla a voce altissima.
Prima succhiata di denti.
Loda apertamente la barca, l’equipaggio, la fortuna del Signor B.
Seconda succhiata di denti.
Loda la Sardegna, Cala di Volpe ed il Pevero.
Terza succhiata di denti, sembra intenzionato a divoralo lì in coperta, lo vedo già sanguinante come un Gnù che esala l’ultimo respiro.
“Tutti al Golf, esentati Francè e la vecchia” tuona il Signor B.
Li riporto a terra e spariscono, non so dove vadano, io nel golf non ci sono mai entrato, ma ancora una volta non portano le mazze.
Io aspetto tre ore in banchina cazzeggiando con i muggini e con Marko che aiuto mentre fa manutenzione al motore del motoscafo.
Poi li vedo tornare, il Signor B. cammina dritto come un fuso ed ha un sorriso stampato in faccia, gli altri tre sono rovinati.
Il Pirla sembra un “Ecce Homo” sanguina da due milioni di graffi e stringe una busta piena di palline da golf come se fosse un tesoro.
Prova a sorridere e dice a voce non così alta “ Cinquantadue”, e si accascia nel gommone.
Li ha usati come cani da cerca e li ha lanciati in tutti i roveti del green.
Mi sa che hanno capito.

giovedì 9 aprile 2009

Credimi

Non ho il dono di ricordarmi nomi, gradi di parentela, incroci incestuosi, alberi genealogici.
Per questo c’è la Zia Elsa, lei ricorda tutto di tutti, è l’anagrafe non ufficiale, sa citarti date di nascita, di morte e soprannomi di almeno sessantamila persone.
Tu gli fai la domanda, lei ti guarda con i suoi occhioni tipici della nostra famiglia, verdi con delle pagliuzze dorate dentro che sembrano stelline, sorride con i suoi quattro denti, due di sopra e due di sotto e tira fuori la scheda dell’incriminato.
Io quando mi chiedono la differenza fra cognata e cugina di terzo grado sbianco e comincio a tartagliare.
Forse sono un po’ scemo, ma sopravvivo comunque nell’ignoranza delle logiche con cui il genere umano si imparenta.
Fatto sta che quando arriva la banda io non mi ci raccapezzo per niente, mi hanno spiegato che la Pupa, la sorella del signor B. ha due figli è sposata con un pirla che ha fatto fallire un numero imprecisato di ditte usando i soldi della moglie, ma lei non viene.
Manda il babbastro, o patrigno o come cazzo si chiama, sposato in seconde nozze dalla mamma napoletana, tal conte del maschio Angioino detto Francè dagli amici.
Poi c’è il pirla stesso, rampante quarantenne padano e la Rapa, una cugina ottuagenaria di non so chi.
Solo la Grinza mi è nota, è la compagna del signor B. da tempo immemore, la moglie vera sta nella foresta nera, è un’ex attrice e penso sia vecchia e paralizzata.
Nonostante si siano sposati e lasciati da giovani il signor B. la va a trovare una volta all’anno e provvede a tutte le sue esigenze.
Lo sforzo di ricordarmi tutto questo mi ha debilitato sensibilmente, li vado a prendere con il gommone con un po’ di preoccupazione e con il cuore trepidante.
Accosto alla banchina dell’albergo Cala di Volpe , extra lusso credimi, e saluto con un cenno la signora S. che mi sorride e sale a bordo svelta.
Mi tengo con una mano alla banchina di finto granito, molto abrasiva credimi, e ho dato volta ad una bitta con la barbetta di prua.
Reputo che così il mezzo sia abbastanza stabile da consentire di salire a bordo in maniera agevole agli ospiti ma non ho fatto i conti con Francè.
E’ il secondo della fila, over settanta, una faccia simpaticissima alto come un barattolo di conserva.
Sembra l’omino dipinto sulle caffettiere Bialetti, ha un panama in testa , baffi sottili, pancia a botte e gambe cortissime.
Al grido di “Piede marino, Piede Marino” fa un saltello improbabile sul tubolare del gommone, rimbalza all’indietro, da una culata sonora sulla banchina ricade in avanti schiantandosi sul pagliolo e perdendo il panama in acqua.
Gli altri non fanno una piega, io lo volto sulla schiena e lo trovo sorridente che mi fa “Piede Marino, Piede Marino”
E’ pazzo.
Recupero il panama e faccio salire il pirla che manco mi saluta, la Rapa che, nonostante il bastone, si comporta bene e attendo i nipoti con il cuore in gola.
E ti pareva, la bambina ha dieci anni e porta con se una chitarra, il quindicenne è maschio e basso come il nonnastro.
Mi hanno fottuto.
Credimi.

mercoledì 8 aprile 2009

Maimort

Ammaino come tutte le sere la bandiera tedesca prima che si bagni di rugiada.
Mi sono fatto un rituale personale, attendo che tramonti il sole dietro il monte, sospiro una volta, sciolgo il nodo bandiera, che l’hanno chiamato così apposta, e poi la tiro giù con un sorriso.
Come tutti i figli dei figli della linea gotica non nutro particolare simpatia per quel vessillo ed ammainarlo mi da sempre quasi una gioia.
L’infanzia del babbo è fatta di mine, morti, bombardamenti, sfollamenti, fame, dolore.
Ma lui ne parla serenamente, dosando gli aneddoti e raccontando solo quello che ritiene possa essere raccontato, rimarca le avventure e le rende quasi fantastiche, riesce a rendere la paura e l’angoscia che deve aver provato un filo sottile sotto la storia che ti acchiappa e ti porta con se in quel confine di terra conteso da tutti.
Le hanno buscate dai tedeschi, dai fascisti, dagli americani e le azioni di rappresaglia contro i civili per la guerriglia dei partigiani hanno creato risentimento anche verso questi ultimi.
Ma un bel ricordo c’è l’ha.
“Ba t’ ‘m arcont ‘dl Maimort?”
“ Li chiamavamo Maimorti perchè avevano una spilla con il teschio ed i pugnali, erano gli squadristi quelli duri, quelli veramente stronzi.
C’era sempre un posto di blocco a metà strada fra il paese dove eravamo sfollati e Marinella dove andavo a raccattare la verdura e la frutta nei campi incolti.
Quell’estate c’era un’abbondanza incredibile in quell’area circondata dai campi minati anche se nessuno aveva badato alle colture. Nessuno si azzardava ad avvicinarsi, nemmeno i tedeschi, troppo pericoloso.
Ma io avevo lavorato alla Todt per costruire il muraglione e avevo visto lo schema che usavano per piazzare le mine e me lo ero disegnato.
Uscivo di notte e mi infilavo nei campi appena faceva giorno, poi con le mie sporte piene tornavo al paesello di montagna a otto chilometri di distanza passando dove gli altri non potevano.
Quel giorno ero stanco o distratto fatto sta che vicino al posto di blocco che stavo aggirando furtivamente mi faccio beccare da un Maimort.
Era di Marina anche lui un po’ più grande di me e con gli occhi da topo vicini piccoli e cattivi.”
“Dot và? Pos lì le borse e ven con me”
“Non ero proprio preoccupato ma quello mi punta il mitra alla testa e mi dice di camminare”
“ T sen sfolat al mont?”
“Si”
“A ti port me fin là, fin alla tomba d’l partigian, po’ at amaz”
“Ero un bambino e non volevo morire, soprattutto non così vicino alla mamma e alle sorelle, saltare su una mina l’avevo messo in conto, ma così no”
“ Quattro chilometri con questa canna che mi grattava il collo e lui dietro, io che cercavo un appiglio, una via di fuga, ma niente, arriviamo alla tomba del partigiano.”
“Mi fermo, lui sempre dietro, chiudo gli occhi e sento un tonfo, mi giro e lo vedo steso a terra ai piedi di un partigiano”
“ Và ninin e pens me”
“Pensavo fosse morto, ma dopo la guerra l’ho rincontrato sulla spiaggia a Marina”
“T m’arconosc?”
“No”
“Mirm ben”
“Cazzo”
“L’ho preso a calci in culo per un pò di spiaggia, inizialmente volevo portarlo fino al fiume, poi mi sono stancato e sai una cosa?”
“No”
“Non ci ho provato nessun gusto, non potevo mettermi al suo livello, guerra o non guerra forza o debolezza non c’entrano niente, non potevo permettergli di togliermi qualcos’altro."

giovedì 2 aprile 2009

Parpaion

La routine del Signor B. è piuttosto banale e votata alla tranquillità più totale.
Sono interdetto, pensavo fosse un vulcano sprizzante di energia e me lo ritrovo che compra il giornale , si fa portare alla spiaggia per un bagnetto quando non c’è ancora nessuno, si intossica di beveroni a base di crusca e yogurt, visita il golf club senza mazze al seguito e torna beato e sogghignante.
A tavola sbafa tutto il ben di Dio che gli propone Giulio con velocità, alla faccia del morigerato, e poi si mette in coperta, si succhia i denti e scorreggia disinvolto, senza alcuna preoccupazione.
Con il babbo scambia qualche parola ogni tanto, il comandante fuma e annuisce, sembra preparino un piano.
Quando lo sbarco con il gommone da qualche parte mi ringrazia gentile con la sua voce profonda e ha una faccia veramente divertita , ma che cazzo sta pensando?
Mah.
Provo a chiedere lumi mentre ci spostiamo verso Cugnana Verde, che è in realtà ad un tiro di sputo ma è l’unico punto in cui si vede la televisione.
Il rapporto di equipaggio e armatore con la vita mondana ivi compresi radio e televisione sono alquanto particolari, nulla completo, silenzio a bordo e solo storie ed aneddoti raccontati come passatempo.
Ma stasera inizia il mondiale di calcio e si fa uno strappo alla regola.
A Vigo l’Italia incontra la Polonia ed è tutto un polemizzare sulle scelte di Bearzot, Beccalossi a casa , Rossi che rientra dalla squalifica, Pruzzo nemmeno considerato.
A me basta che giochi Antognoni e sono contento.
“ Ba ma cos I à ‘l signor B.?”
“ Carica le pile per l’arrivo dei bagnanti e della Signora, li deve accogliere adeguatamente”
“Mi stavo preoccupando, mi sembrava rincoglionito”
“Not preoccupar, ili fa neri”
“Ma perché mi guarda e ride?”
“Niente, è che arrivano anche due suoi nipoti, i potenziali eredi,un maschio ed una femmina di dieci e quindici anni”
“…………”
“ Cos tà”
“Niente”
Cazzo mi si è messo in moto l’ormone, una quindicenne napoletana da conquistare con le mie prodezze marinare ed il mio sguardo magnetico.
Comincio ad elucubrare strategie elaborate per trovarmi solo con lei, magari sul gommone, magari al tramonto sulla spiaggia quella piccolina che si vede ad est l’isola dei topi, magari non le dico che si chiama così che si impressiona si sa che le adolescenti napoletane sono sensibili e non voglio spaventarla subito, magari poi facciamo il bagno e le mostro come si gira la testa al polpo e si sbatacchia sullo scoglio per renderlo pìù tenero, no anche questo è meglio non……
“ A tò dit cos tà, t m par un parpaion”
Parpaione nome volgare del vespertilio maggiore (Myotis myotis Borkhausen, 1797) è un mammifero chirottero della famiglia dei Vespertilionidi.
Pipistrello insomma, mi sono fatto prendere dalla sindrome del Trivial Pursuit, effettivamente sto svolazzando per la coperta ma lo sguardo divertito dei miei carnefici mi fa sospettare la fregatura.
Vedremo.
“ Dai che ‘stsera a vincen”
Infatti, zero a zero, partita di merda e Boniek sugli scudi, Rossi sostituito fra i fischi e Bearzot che dichiara il silenzio stampa.
Buoni auspici