mercoledì 13 maggio 2009

Ghepardo

Francè il giovane non è per niente male, è simpatico.
Ha i capelli come i miei, come un cartone animato giapponese, vanno in tutte le direzioni senza controllo, solo che i miei sono neri e i suoi biondastri.
Fine delle somiglianze.
Mi arriva alla vita ed ha la testa enorme, gli ho prestato la maschera e gli stringe brutalmente, è di gamba corta ma in mare si muove bene, si vede che è abituato.
Ha uno sguardo triste mentre guarda la sorella che garrula intrattiene il gruppo, lui è piuttosto silenzioso e questo a me va bene.
“ Vidisse quella là?”
“La piccolina?”
“Ma ti rendi conto di come l’hanno addestrata? E’ un nano da palcoscenico”
“E tu?”
“Me ne futtisse”
“Bagno?”
“Bagno”
E si va.
Prendiamo il gommone e ci accostiamo ad una spiaggetta vicino al Pevero, mi tengo un po’ fuori per non infastidire i bagnanti e butto l’ancora in una zona sabbiosa fra le praterie di posidonia.
E’ un buon posto, il fondale passa dalla sabbia allo scoglio e ci sono diversi pesciotti che ci fanno compagnia.
Brutalizzo un paio di saraghi e l’immancabile triglia, mi litigo con una seppia di taglia che vuole mordermi a tutti i costi e poi passo il fucile a Francè.
Mi fa un sorrisone di gioia, lo avevo già preparato a bordo dandogli consigli e direttive e pregandolo di puntarlo sempre verso il basso.
E’ un’iniziazione e lui la accoglie come tale, con trepidazione e serietà.
Fa più o meno tutto quello che gli ho spiegato, ha qualche difficoltà ad effettuare la capovolta e a togliersi il tubo di bocca con il fucile in mano, per il resto va alla grande.
Lo osservo per una mezzora a distanza di sicurezza, assicurandomi che non ci sia nessuno nelle vicinanze, saremo ad una cinquantina di metri dalla riva.
Ha distrutto qualche pesce di taglia infima e gli spiego che non si spara a niente che tu non voglia o non possa mangiare, annuisce.
Sulla riva ci sono delle nostre coetanee piuttosto spogliate, diciamo molto spogliate, e mi distraggo per un minuto mentre l’acqua intorno alla mia zona pelvica comincia a bollire.
E lui fa la cazzata.
Ha sparato su uno scoglio e si agita tutto, l’asta esce dalla pietra come la spada dalla roccia.
E lui si agita.
Per forza, non è uno scoglio, è un polpo mostruoso, mai visto niente del genere.
Mi immergo mentre il polpo si strappa il cinque punte da dosso, non so che cazzo fare, è davvero enorme.
Lo prendo per la testa e lo strappo dal fondo, si porta dietro una serie di sassi attaccati ai tentacoli. Mi si attacca al fianco destro e prova a mordermi con il suo becco, provo a girargli la testa e non ci riesco.
Riemergo, già respirare è un successone, sento le sue ventose dappertutto, dal piede fino dietro la schiena.
Mi gioco la carta Submariner.
Nuoto sul dorso pinneggiando come un pazzo verso la spiaggia, i bagnanti sono ignari, l’essere in acqua bassa mi consola.
Il mostro è sorpreso e non riesce ad addentarmi, ormai ci sono quasi e scelgo l’uscita spettacolare , nuoto immerso fino a riva e mi alzo di scatto.
Fosse sbarcato un alieno avrebbero fatto meno casino, urla e fuga dalla battigia, mi complimento con me stesso mentre mi strappo il cefalopode da dosso e faccio una manfrina esagerata per accopparlo.
Arriva anche Francè e siamo circondati da un nugolo di bagnanti che ci immortalano nelle polaroid.
Torniamo a bordo battendoci il cinque, lascio la gloria a lui, d’altra parte è giusto così.
Il babbo mi guarda e mi fa:
“’T ‘m par un ghepardo”
Sono tatuato su tutto il corpo dal segno delle ventose, una miriade di succhiotti.
Scendo in cabina fiero come Achab della sua gamba di osso di balena.

2 commenti:

  1. Una volta un mio fidanzato si e' stufato di pescare con la canna ed ha buttato il brumeggio in mare. Pasta bianca di pane. Dopo 10 minuti c'erano sei polpi di buone dimensioni. Non avevo niente, solo la forchetta del riso freddo. Li prendo con quella e con le mani, tra lo stupore di un sub che cercava dalla mattina di prendere qualcosa. Mi sgraffio le mani negli scogli di Calafuria e con i ricci nel caso fossero imbucati. Non importa, e' stata una lotta piuttosto alla pari, non trovi?

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  2. Poteva vincere il polpo, il sub mai!
    Sei salata e sai di libeccio.
    Io una volta mi sono buttato di domenica vestito di bianco a marzo in pieno porto a Marina perchè avevo visto un polpo.
    Mio cugino ha sessantanni e tutte le volte che mi vede si ricorda di aver incrociato un pazzo praticamente nudo che camminava per il centro con un affare a ventose tenuto con la mano destra.
    Mare dentro

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