giovedì 4 marzo 2010

Foto

Mi resteranno solo un po’ di immagini, qui, in testa.

Non un racconto, una frase, uno scherzo, quelli verranno dopo.
Foto sulla retina.
Olbia in una mattina ammantata dalla foschia, le bitte nere lucide di guazza con i cavi bianchi ben impiombati intorno, un topo che corre.
Il supermercato sulla via principale, filoni di pane lungo e croccante nella borsa di tela.
Un coltello Puma in una custodia verde, con il manico nero, zigrinato da mille taglietti, lo do al comandante, mi da indietro cento lire perché si fa così.
Un taxi, valigie e borse, sorrisi ed occhiali da sole enormi, come schermi di televisione, un cappello di paglia con un nastro azzurro intorno, un vestito corto e leggero con mille colori.
Loro due vicini, non si toccano, lei ride, per lui sorridono gli occhi, luccicano d’oro.
L’abbraccio del cuoco con le sue donne, una sotto ogni braccio, felici.
Lo sguardo basso della ragazza di mio fratello, la bocca con le labbra piene piegata in un sorriso timido.
Tavolara con un branco di mufloni sulle coste a picco.
Un banco di boghe come una macchia nera attirate dalla pastura, un secchio pieno, il mio dito indice con sopra una goccia di sangue come una perla rossa.
Il cuoco che porta su dalle scale un piatto enorme di pesce fritto, la Susi che batte le mani.
La prua del gommone grigia puntata verso la spiaggia, borse di paglia, birra e panini.
La faccia dei tedeschi quando le donne si tolgono i reggiseni, dopo ore di sole, la mia faccia rossa e orgogliosa, quelle della mamma sono le più belle.
Le bolle d’aria che escono dal naso e dalla bocca della ragazza mentre le tengo la testa sotto, almeno la smette di lamentarsi, non è timida, rompe i coglioni.
La Isa e la mamma sedute fuori, di poppa, di notte, che parlano con un bicchiere di vino bianco in mano.
Una nuvola infiammata dal sole della Maddalena, viola e azzurra , va verso ovest e si straccia in tanti filamenti setosi.
Io e la Susi che parliamo fitti seduti sulla tormentina, lo strallo incrostato di piccoli cristalli di sale, il teak della coperta sbiancato.
La Isa che saluta il suo uomo, si gira sulla destra tenendosi un cappello calcato in testa con la mano, qualche capello le vola sulla guancia .
L’aria che sembra tendersi fra loro due, quasi vibra, un bacio a fil di labbra.
Il culo tondo della ragazza che si allontana, fasciato di fine cotone verde.
La nostra scia nera nella notte, tre uomini in plancia che guardano avanti, lontano.

Nessun commento:

Posta un commento