lunedì 2 novembre 2009

MS

Oggi non va, mi fa male la cicatrice.
Ho un buco orrendo sulla gamba sinistra, manca della carne, il tutto è suturato da quattro punti dati larghi, come quelli di Frankstein.
Da bambino correvo veloce, molto veloce, non abbastanza da evitare quella maledetta 126 color cacchetta.
Ero andato a prendere le sigarette al Bà, una distrazione, il testa di cazzo alla guida andava come un matto, mi ha preso.
Il buio, lo stupore di vedere il piede parallelo al suolo quando avrebbe dovuto puntare in alto, il dolore, prima alla mano, poi alla gamba, il sangue dappertutto, la gente che mi si affolla intorno, il babbo che arriva di corsa e mi guarda con gli occhi pieni di dolore.
E poi il viaggio in ambulanza, io che prego di togliere la sirena , non sono grave, non sono grave.
Io sul lettino del pronto soccorso, una persona mi tiene per le spalle, voglio vedere, non urlo se mi fate vedere.
La sensazione di essere violato in qualcosa di intimo quando il dottore prende l’osso della tibia, mentre due infermieri tirano il piede, per accompagnare l’osso dove dovrebbe stare, all’interno della gamba.
E poi quei quattro punti dati con il ferro, non con il filo, le chiamano graffette.
Il ricovero in un reparto che avrei scoperto meraviglioso, dove il dolore era solo fisico, dove nonostante i gessi si rideva molto.
L’operazione, il ricordo del sogno in anestesia, scale con inclinazioni impossibili, vedere attraverso un vetro rotto, il puzzo del risveglio, il sapore di merda in bocca.
Degenza infinita, le ottantotto iniezioni di antibiotici, infezione ossea da scongiurare, la mamma che piange mentre lava e toglie il sangue dai calzoni marroni di velluto a coste larghe.
Ci vuole poco ad isolare, a discriminare, bastano due stampelle e non saper più camminare.
I mondiali d’Argentina visti a letto, mentre gli amici inseguivano un tango io cercavo di abbattere un pino con una stampella.
L’immagine di Moro ritrovato in una Renault 4 rossa, che anno di merda.
Il dolore alle braccia e le vesciche alle mani, l’estate infinita a camminare come uno storpio lungo la battigia.
L’acqua, dove la gravità non esiste, dove rinasco, dove non sono inadeguato, dove sono come gli altri.
Ho scoperto che il babbo tiene nel portafoglio cinquecento lire strappate e sporche di sangue ed un pacchetto vuoto di MS.
Ogni tanto quando finisce di fumare una delle sue sigarette storte, fatte a forma di fulmine, guarda il mozzicone sempre acceso tenuto tra indice e pollice, lo guarda con tristezza, come se oltre alla certezza che quella merda lo ucciderà ci sia anche la consapevolezza di qualcosa che ha tolto a me.
Poi la butta con rabbia.
Le cicatrici fanno male.
Per sempre.

3 commenti:

  1. Le cicatrici sono comunque ferite rimarginate. Non fanno male come le ferite ma ti ricordano un dolore. Non si puo' invecchiare senza avere cicatrici, sarebbe un po' come essere senza rughe o una casa senza niente fuori posto. Probabilmente e' piu' bella ma non e' vissuta, asettica, senza emozioni. Non si puo' essere veramente sereni se non ha conosciuto il dolore. Un

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  2. Vorrei solo avere più capelli e meno cicatrici

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  3. A me piaci come sei, capelli e cicatrici comprese

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