mercoledì 9 settembre 2009

E' merito mio

Sono talmente scaramantico che odio parlarne.
Ho dei rituali, a cui faccio finta di non far caso, che accompagnano certe mie attività, soprattutto quelle che dovrebbero essere assistite dal caso o dalla fortuna.
Ovviamente non le nomino per scaramanzia.
Ho questo grande problema di accumularne in eccesso in certi periodi, ciò mi intralcia parecchio nella vita di tutti i giorni, anche perché alcune cose sono piuttosto impegnative da fare.
L’Italia aveva clamorosamente passato il turno con una probabile pastetta con il Camerun, tutti i giornali erano andati all’attacco massacrando la squadra, c’erano pure voci di massaggi particolari fra Cabrini e Rossi, ma io mi godevo la fortuna nutrendomi dei particolari del trasferimento da Vigo a Barcellona conditi dal solito silenzio stampa imposto da Bearzot, Brera era come al solito controcorrente ed incoraggiava la nazionale.
Il girone era infernale, Brasile ed Argentina, con i Verdeoro superiori a chiunque e gli Argentini con Maradona e pure incazzati per le Falkland.
La partita era iniziata con un tourbillon di colpi proibiti di Gentile a Maradona a cui rispondevano le sgarrettate di Gallego su chiunque.
La nostra formazione era la solita, ormeggio a Cugnana Verde, micro televisore Telefunken in bianco e nero con ricezione disturbata, il Signor B. che, seduto in poltrona, succhia la dentiera con un fare un po’ annoiato, il comandante in piedi in fondo al salone con la mano destra che stritola un passamano di bachelite, il cuoco seduto sul secondo scalino della scala ed io sull’ultimo con libera uscita in timoneria.
Primo tempo da taglialegna con l’Italia che resiste e distrugge, i campioni del mondo non trovano il bandolo della matassa.
Secondo tempo con una Nazionale stranamente pimpante che usa le fasce e sembra essersi trasformata in una squadra vera, dall’agitazione salgo in timoneria e mentre conto i listelli che mi separano dalla murata, non faccio in tempo a pensare “ se segniamo ora salto e mi tuffo direttamente in mare” che il mio Antognoni smarca quel puledro di Conti che con il passo da cavallino capitolino sforna un assist per il sinistro di Tardelli.
Gol.
Faccio tre passi e salto volando vestito in mare grattandomi le gambe contro il parapetto, meno male che il gommone è ormeggiato dall’altra parte e che sottobordo non stava passando nulla.
Nuoto come un forsennato fino alla scaletta e fradicio rientro in timoneria.
Giulio mi guarda perplesso mentre gli Argentini incazzati come dei dinghi rabbiosi provano a prenderci a pallonate, Zofffffffffffffffff sventa una craniata di Passarella.
Quel cane di Rossi si mangia un gol ciabattando contro Fillol.
Mi tolgo i calzoncini bagnati e la maglietta ed in mutande assisto ad una botta di culo di Conti che sulla rimessa ramazza un pallone e parte come una lippa, arriva sul fondo e mette dietro per l’altro amico particolare che insacca con l’amato sinistro.
Decido di rimanere in mutande fino alla fine della partita ma, colta un’occhiata del babbo piuttosto eloquente, mi infilo i calzoni zuppi.
Passarella mi punisce insaccando una punizione battuta al zitta senza aspettare il fischio dell’arbitro.
Casino generale, ne buttano fuori uno dei loro e la partita finisce fra le urla dell’equipaggio.
Il ricordo più marcato quel Maradona che fa vedere la maglia azzannata da Gentile ed i garretti fasciati con una benda bianca di Conti che volano sulla fascia.
Il problema vero, grosso, insormontabile è riuscire a ripetere tutto ciò contro il Brasile.
Da che listello sono saltato e soprattutto avrò mica infilato prima il piede sinistro nei calzoncini?

1 commento:

  1. Anche la Spina e' scaramantica, le piace cadere sempre nello stesso punto. Ieri non ci e' riuscita, per un pelo...

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