mercoledì 23 settembre 2009

Leone

Il Sergente York è arrivato.
Anche se la stagione è già avanzata lui arriva ora, fa le cose con calma.
E’ al comando di una barca splendida, tenuta in maniera impeccabile, la Croce del Sud.
Il Sergente York è molto inglese, alto, mascella quadrata, voce profondissima, un paio di basette che sembrano due cespugli, le ha sempre portate così.
Si muove con calma, quasi con imponenza, parla solo dopo averci pensato per bene e sa essere buffo e tagliente.
I suoi principali ed il suo equipaggio di solito lo adorano e lo viziano, ha qualche anno più del babbo e la sua criniera è ormai bianca.
Perché lui era Leone.
Secondo il bà ora si prende tutto il tempo perché quel settembre maledetto ha dato tutto, ora si riposa.
Ha dato tutto sul Monte D’Arma, su per la Foce, a Bergiola e sul Frigido.
Quel 16 settembre ne erano successe di cose, nessuna bella.
Lo zaino trovato di fianco al soldato tedesco morto conteneva un portafoglio, dentro c’era un documento di un vigile urbano di Bergiola.
Abbastanza per iniziare la rappresaglia, "Uno dei miei, dieci civili" , diceva la regola.
Non furono 10 ma 72, falciati nelle loro case, radunati nella scuola e mitragliati, quelli fortunati morirono subito, gli altri bruciati, i lanciafiamme facevano un rumore sordo mentre le pareti si incendiavano.
Ventisei bambini, gli altri donne ed anziani, la mano della sedicesima divisione corazzata delle SS e, che dio li maledica, delle brigate nere di Carrara, gente che andava per funghi in quei boschi e che magari aveva lo stesso cognome di gran parte delle vittime, Dell’Amico.
Arrivarono tardi, sterpi in faccia , sudore che dalle mani cola sul tuo compagno di sempre, il fucile mitragliatore Sten.
Corsa sui sentieri, sulle pietre rese scivolose dalle foglie di castagno marcite, fuoco, fuoco negli occhi e quell’odore, non può essere un uomo che brucia che manda quell’odore, è lo spregio di chi vive, di chi ha fame, di chi è morto,.
Lacrime, per il fumo, per quello che vedi, per gli uomini che sono scappati ed ora tornano increduli e bestemmiano contro di loro, contro di te.
“Tè partigian, dov t’er?”
E corsa dietro quei maledetti, non tutti insieme, uno alla volta , uno per uno, da ora in avanti finché non sarà finita, e anche dopo.
Fino alle fosse del Frigido lo stesso giorno, con 159 anime in un buco, coperte di terra, maledetti, cosa state facendo.
Fino al 25 Aprile, l’ultimo giorno, quando Leone si toglie il fazzoletto, per non metterlo mai più.
Arriva a bordo insieme al Ninin, un altro amico, marinaio e gran falegname, si stringono la mano con gli occhi che ridono, il vino sancisce l’incontro, celebra la riunione.
Il Sergente York guarda da lontano la sua barca, orgoglioso.
Tira su la testa e la gira verso terra dandomi la possibilità di guardare ammirato la sua basetta destra.
Inclina la testa verso l’alto.
Come se annusasse l’aria.

3 commenti:

  1. Queste storie, questi ricordi moriranno con chi li ha vissuti. E i ragazzi di ora non avranno piu' nessuno che gliele puo' raccontare. E questo e' molto triste.
    Bel pezzo, mi ha commossa

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  2. Forse e' perche' ci dimentichiamo che continuiamo a fare le guerre. Bellissimo pezzo!

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