sabato 13 giugno 2009

God save the Queen

Oggi devo fare il bravo marinaretto.
Vestito di tutto punto, piedi nudi, calzoncini blu corti, maglietta bianca, capello scarruffato, prendo la banda e la porto al mare.
Ovviamente tutti scelgono una meta diversa , il Signor B. e la Signora S. piccola spiaggetta isolata dalla quale con ruggiti e soffiate stile gatto il Signor B. scaccerà eventuali intrusi, previsto rientro alle 18.
Il pirla ed i figli visita al faro e al cimitero, scarpinata e periplo dello scoglio, previsto rientro alle 1845.
Francè il vecchio prima spiaggia con percentuale alta di francesi in topless e tedesche con il baffo di fuori, rientro non previsto.
La Rapa resta a bordo, trasla da una sedia all’altra e appare nei posti più impensati, non la vedi mai camminare, appare come una madonna e fiuta tabacco in silenzio.
In pratica da quando ho finito il giro mi rimangono due ore libere, per cui mi dirigo verso una baietta che non ho esplorato e mi spoglio.
Sputo nella maschera, la sciacquo una prima volta, mi ingesso i piedi nelle pinne e mi metto i pesi alla cintura , risputo nella maschera e la risciacquo .
Pronto.
Non so se essere triste per l’impossibilità di predare, mi adatto al mio nuovo ruolo di biologo marino e me la godo.
Il posto rispetta le aspettative, meraviglioso, mi preoccupa un po’ il fatto che sul fondo ho trovato un muggine enorme tagliato in due come da un colpo d’accetta, manca la parte della testa.
Improvvisamente sento una sensazione strana partire dal culo, mi risale lungo la spina dorsale e mi si drizzano la peluria sul collo e tutti i capelli.
Mi giro verso destra con la visuale limitata dalla maschera nera e un bolide di grosse dimensioni mi sorpassa come un fulmine.
Riemergo con il cuore a duemila e mi guardo frenetico intorno, poi lo vedo, il mio leviatano.
Un cazzo di cormorano che mi guarda perplesso.
Fottiti.
Riprendo il giro e dietro una punta trovo la barca più brutta che abbia mai visto.
Sembra disegnata da un bambino e costruita da un netturbino con problemi mentali.
Batte bandiera inglese e non mi sembra ci sia nessuno a bordo.
E’ ormeggiata con due ancore di prua in barda di gatto e due corpi morti di poppa.
Non è una barca è una casa , e il padrone deve essere quell’inglese nudo che pattuglia il territorio con un surf a vela.
Ha barba e capelli ispidi e bianchi, magrissimo e un’attrezzatura niente male per un vecchio, con le palle enormi e pendule come quelle di un bracco.
Sotto la barca a dritta una pila enorme di ricci di mare aperti, sulla sinistra una quantità di bottiglie di whiskey vuote da far invidia ad una distilleria, arrivano quasi al bordo dell’acqua.
La sua dieta.
Mi insegue sbraitando come un pazzo, io mi immergo e vado sparato verso il gommone.
Salgo, metto in moto e scappo, mentre lui bestemmia in qualche lingua gaelica, mi calo il costume ed elegantemente gli urlo “Puppa”.
Recupero la ciurma e mi dirigo verso il Galateia, togliere Francè dalla spiaggia è stato un dramma.
Il comandandate mi aspetta.
“Tà vist L’Ngles?”
“Si”
“ E cos ‘i tà dit?”
“You are welcome”

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