mercoledì 17 giugno 2009

Mototopa

“Aimilluni auimilluni”
“Rottadiddda rattaplann”
“Muguluni muguluni”
“Settadridda failatran”
Sta andando così da un paio d’ore, Giulio canta a squarciagola una cosa incomprensibile ed io gli vado dietro, sembriamo pazzi.
Stiamo fratazzando la coperta, uno usa lo struscino e l’altro con la cannella lo innaffia d’acqua, ci diamo il cambio e quello al fratazzo, oltre a faticare come una bestia, viene sistematicamente spruzzato.
Il maestrale è durato una settimana ed ha portato via con sé la banda.
Sono rimasti solo il signor B. e la signora S., il commiato è stato particolare.
Francè il vecchio mi ha detto “BBravo GGuaglione” e mi ha mollato una mancia imbarazzante, ho chiesto al babbo cosa fare e lui mi ha detto di tenerli, me li ero meritati.
Il Pirla mi ha salutato mentre stavo pescando le boghe con la pasta al formaggio, ha insistito per stringermi la mano, gli ho lasciato volentieri sulla pelle una grossa quantità di pasta e merda di boga.
La Rapa ha sorriso per la prima volta da quando è arrivata a bordo ed ha aperto un borsellino di pelle rossa con la chiusura in ottone, ho intascato con un inchino.
La nana ha preso la chitarrina e non mi ha degnato di uno sguardo, sta crescendo bene, diventerà una di quelle potte a sonagli con il taglio orizzontale.
Con Francè il giovane uno sguardo ed un abbraccio forte, mi è dispiaciuto perderlo e non lo invidio, è inserito in una famiglia che non merita.
“’T ved quela lì? Al è una ‘d cl’e magrone cal godn un much”
E’ la frase preferita di un amico di Giulio e lui la tira fuori quando c’è una bella donna magra e attraente che ispira una non meglio specificata attività sessuale dalla quale sembra poter ricavare piacere nonché appagamento.
Effettivamente la francesina che sta passando sotto di noi, a bordo di un minuscolo gommone che ronza come una zanzara, fa girare più di una testa.
“Mattaddulli”
“Cantaran”
Riprendiamo il lavoro ed il cuoco mi illustra una sua teoria sulla valutazione delle tette piuttosto interessante.
La prova gommone.
Sostiene che se, con mare appena increspato e velocità superiore ai venti nodi, la tetta sbatacchia prima sulla pancia e poi sulla faccia, trattasi di tetta trascurabile, qualsiasi siano le sue dimensioni.
Se nelle medesime condizioni la tetta si muove poco in alto ed in basso ma tende, per la pressione dell’aria, ad allargarsi verso l’esterno, trattasi di tetta sincera e frequentabile.
Se poi resta immobile, non ha alcun movimento di sbudinamento e regge anche il mare formato è la tetta da sogno.
Interessante.
La sera quando conto per l’ennesima volta le mance e faccio i conti a quanto mi manca per l’acquisto dell’ agognata moto Aprilia ETX 125, mi immagino come sarebbe bello sentire in staccata una tetta di tipo tre che mi si schiaccia sulla schiena.

2 commenti:

  1. Mi ha colpito l'uso dei termini "cannella" e "boga". A Genova non mi capiva nessuno, e dovevo sostituirli. Soprattutto per boga, inziavo con merdaiola, o pesce per gatti, ma li' mangiano tutto, anche i gatti. La teoria sulle tette e' una cazzata, le mie non si muovono di un millimetro, ma solo perche' sono troppo piccole. Forse dovreste inserire un quarto caso. Comunque, se sai anche distinguere un favollo da un granchio, sei livornese dentro.

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  2. Ma scherzi, mi ero fatto la collana con il "dente" di favollo e la sfoggiavo con orgoglio.
    Mare dentro, siamo figli della stessa onda.

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