lunedì 1 febbraio 2010

Una settimana, ma ci pensi?
Una settimana.
Il Signor B. e la Grinza si levano di culo per una settimana.
Fin qui niente di strano, capita che l'armatore abbia impegni improvvisi di lavoro e parta da un momento all'altro.
Me lo immagino in un completo blu con i bottoni d'oro e una cravatta di lamiera che discute con gli azionisti di imperscrutabili strategie finanziarie.
E pensare che io l'ho sempre visto vestito casual-tedesco con sandali e short sformati, vi risparmio la descrizione dettagliata delle sue chiappe mosce quando si mette il perizomino lilla per fare il bagno, ovviamente mai in presenza del comandante che lo scuoierebbe all'istante.
La Grinza ha un pò nostalgia per Montecarlo ed è una cosa che sinceramente non capisco molto, fatto sta che si leva dai maroni pure lei.
Il punto vero è che ci concede l'uso della barca per una settimana intera, possiamo invitare la mamma, la moglie del cuoco, chi cavolo vogliamo e farci una settimana di vacanza.
Non sto più nella pelle.
Mi rendo conto solo adesso di avere un cordone ombelicale sempre ben attaccato in pancia e di averlo solamente srotolato attraverso il Tirreno.
Nonostante le dimensioni io sono sempre il piccolo di casa, forse un pò testa di minchia, ma sempre il piccolo.
Con la Mamma c'è una sorta di simbiosi, fatta da un rapporto molto fisico, cresciuto negli anni condivisi ad aspettare qualcuno.
E' una cosa che non è basata sulle parole, non sono stato un figlio troppo difficile, comincio ad esserlo adesso.
Comunque sono sempre stato abbastanza simpatico, dolce e ruffiano da guadagnarmi la fiducia di entrambi i genitori e ciò obbiettivamente mi ha concesso dei margini di manovra piuttosto ampi.
Che ho usato, a volte consapevolmente, a mio vantaggio.
Non ho mai dubitato un secondo del bene del babbo e della mamma, non mi è stato mai di peso
condividerlo con mio fratello che per certi versi ne aveva più bisogno di me.
Ha un carattere diverso dal mio, più introverso, caparbio nelle decisioni, non incline al compromesso, alle volte entra in contrasto con il Bà e la mamma fa da tramite per farli ragionare.
E' la sola che può davvero consigliarlo e condizionarlo, con lei parla senza scappare, assomiglia al comandante più di quanto creda lui stesso e come il Bà è solo la dolcezza e la capacità di diffondere un'aura di bene della mamma che lo addomestica.
Io sono cresciuto accanto a lei, tutti i giorni della mia infanzia li ho passati lì godendomi la sua bontà e le sue attenzioni, abbiamo guardato insieme lontano, seduti davanti ad un telefono che avrebbe dovuto suonare prima o poi, aspettando il suono di quella voce profonda e squillante al tempo stesso, resa rauca dal fumo, dal sale e dalla distanza.
La voce dell'uomo che amavamo entrambi.

2 commenti:

  1. Anche a me! E poi forse in tutto questo blog e' la prima volta che parli di tua mamma.

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