Non brilla tutto, non splende tutto.
Non ci sono solo le storie, le svagatezze, i sogni ad occhi aperti, i desideri e gli appetiti.
C’è anche il nero, il buio, la paura, l’insicurezza.
Non so se è una roba adolescenziale, comunque, nonostante stia sempre bene con gli altri e con me stesso, ogni tanto, non spesso, cado.
Sempre all’ora del lupo, tra la notte che finisce ed il giorno sempre lontano.
Un brivido addosso, il ricordo da bambino quando, dopo una giornata meravigliosa e faticosissima al carnevale di Viareggio, improvvisa, prima del sonno, arrivò la consapevolezza che poteva anche non durare tutto per sempre.
Il pianto inconsolabile, le labbra di mia madre sulla fronte, i dolori di crescita alle gambe, la sensazione nel dormiveglia di avere mani e piedi enormi, gonfi come palloni, difficili da usare, impossibili da guardare.
Poi quel pensiero orribile che avevo scoperto, ma che tenevo celato da una tenda che ogni tanto si scostava, facendomi rabbrividire.
Ogni tanto mi prende e mi porta con sè, a fondo, allora mi alzo, per guardarlo in faccia.
Se guardo nel buio, quello vero, non vedo niente, non mi aspetto niente e mi monta il terrore.
Per me e per gli altri, come fa a finire, perché mai dovrebbe continuare.
Cazzo cazzo devo uscirne, mi sembra di soffocare, è come avere il torace costretto da doghe di ferro che si stringono piano piano, ho gli occhi umidi, il cuore rimbalza, sto perdendo il controllo, sto perdendo.
Bevo un po’ d’acqua, è gelata, l’ho tolta dal frigo e tracannata in fretta, un dolore sordo alla bocca dello stomaco, sapore di ferro, di ruggine in bocca.
Esco, ansimo, i sette scalini non finiscono più, aria, umida e calda, non dà sollievo.
Vomito un grumo di bile e terrore fuoribordo, le lacrime mi scendono dalle guance senza controllo.
Cosa c’è, cosa manca, cosa resta?
Cristo santo, non riesco a tranquillizzarmi e scenari apocalittici mi si affastellano davanti agli occhi l’unica cosa che mi calma è che comunque, forse, entro certi limiti, si può scegliere e usare la propria volontà ed il proprio arbitrio verso se stessi.
Giovane Werther da operetta, giovane imbecille sudato e mezzo, scrollati da dosso questo peso.
Improvvisamente mi passa, senza pensare a qualcosa di particolarmente rassicurante, così come è arrivata va via.
Mi trascino in cuccetta e mi addormento, fra desideri onanistici e pianificazioni piscatorie scivolo nel sonno.
Non c’è terrore che, al teenager , non possa passare con pesce e patata.
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Non è che uno torna, dopo mesi, con un post del genere. Potevi avvisare.
RispondiEliminami scappava così......
RispondiEliminabrutto?
Bellissimo! E anche spaventoso.
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